Venerdì 2ª Settimana di Avvento
«È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”» (Mt 11, 18-19). Gesù fa notare ai suoi ascoltatori che molti non diedero ascolto né all’invito alla penitenza del Battista, né al suo messaggio di gioia. Perciò li paragona ai protagonisti di quella canzone infantile, i quali non ballavano durante i canti nuziali né piangevano durante i funerali.
In fondo, costoro non seppero riconoscere Elia in Giovanni Battista né il Messia in Gesù. Probabilmente vivevano troppo ancorati alle opinioni e ai pregiudizi personali e non si resero conto chi fosse colui che parlava loro. «L’unico desiderio di Dio è salvare l’umanità, ma il problema è che spesso è l’uomo che vuole dettare le regole della salvezza […]. Anche noi, ognuno di noi, porta questo dramma dentro. Perciò, ci farà bene domandarci: Come voglio io essere salvato? A modo mio?» (Papa Francesco) Chiediamo al Signore di concederci il dono di dare retta alle sue ispirazioni: di avere visione soprannaturale, lasciandoci sorprendere da Dio che è vivo nelle persone e nelle vicende che ci toccano da vicino. Per non cadere nella triste realtà dei contemporanei di Gesù che il Vangelo di oggi ci ricorda, è di estrema importanza curare il frequente rapporto con Dio che ci porta a una vita contemplativa. Però è importante anche non restare agganciati ai nostri pregiudizi sull’agire divino ed essere aperti alla sua creatività. Soltanto così potremo leggere, compiute, le promesse del profeta Isaia: «Il tuo benessere sarebbe come un fiume, la tua giustizia come le onde del mare. La tua discendenza sarebbe come la sabbia e i nati dalle tue viscere come i granelli d’arena. Non sarebbe mai radiato né cancellato il suo nome davanti a me» (Is 48, 18-19).