Terzo Giovedì di Avvento
In queste settimane di Avvento Giovanni Battista è molto presente nella liturgia della Parola. Ascoltiamo i momenti più importanti della sua singolare missione di preparare il cammino a Gesù. Guardiamo a lui per imparare ad aspettare con desiderio crescente la nascita del redentore. Giovanni è l’ultimo dei profeti e il primo a morire per Cristo. Nel Vangelo di oggi Gesù parla di suo cugino alla folla: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi del re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta» (Lc 7, 24-26).
Fra le caratteristiche della personalità di Giovanni, e che sono un modello per i cristiani, mette in evidenza la fedeltà. Il Precursore non esita a indicare il Messia, non teme di perdere i suoi discepoli o di rimanere solo perché conosce e si identifica con la sua missione. «Ecco l’Agnello di Dio» (Gv 1, 29) «che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali» (Lc 3, 16), dice. Sono le espressioni di un cuore umile, consapevole di essere di passaggio, come ognuno di noi; sa che la sua felicità sta nel mettere Dio in primo piano, e così non si sente indispensabile. Il Battista non è «una canna sbattuta dal vento», di natura instabile, compiacente al punto da stare bene con tutti; Giovanni è un messaggero di Dio che vive per la sua missione, anche se questo lo obbliga a fare alcuni sacrifici personali. La lealtà verso Dio e la verità lo inducono anche a spargere il suo sangue. Per questo san Giovanni Paolo II ha potuto affermare che la «fedeltà radicale a Cristo risplende nel martirio di san Giovanni Battista» (San Giovanni Paolo II)